Passata la sbornia elettorale, arrivano puntualmente i resoconti di chi ha vinto e chi ha perso. Come la solita partita di calcio. Anzi, meglio/peggio: dopo una qualsiasi tornata elettorale vincono tutti. C’avete mai fatto caso?! Mai uno che perde, nelle amene interviste post scrutinio.
Per le europee 2024 c’è, però, stavolta un barlume di onestà intellettuale, di umiltà, di trasparenza e di sincerità: ce lo offre Riccardo Magi che su vari social (al netto di risposte piccate ad attacchi altrettanto piccati di chi poteva essere alleato e ha scelto strade solitarie (perdenti, anche per lui)) candidamente prende atto del fallimento della lista “di scopo” Stati Uniti d’Europa.
Bisogna rendere merito ai mille e passa attivisti e ai candidati (in Europa e in Regione Piemonte) di aver dato il massimo, che però non è bastato. E ad onor del vero, la delusione è tanta!
Non starò qui a discernere su errori, sui “se”, sui “ma”. Sarebbe inutile, deleterio e oltremodo offensivo, soprattutto nei confronti di coloro che hanno dedicato settimane e settimane di energie e tempo in nome di un progetto (politico?) elettorale.
C’è già chi gongola su questa sconfitta ed è francamente sgradevole.
Detto ciò, l’esperimento fallimentare di SUdE, a modo di vedere di chi scrive, ha comunque avuto un qualche successo, magari sottile, non palese, ma c’è.
Nonostante i suoi limiti, gli errori, etc. l’esperienza di SUdE ha lanciato un messaggio che, come gruppo Bellezza Radicale, ci piace accogliere a braccia aperte e ci piace, quanto meno, interpretarlo: c’è bisogno di radicalità e radicali! Al di là di percentuali e sbarramenti, l’interesse, una bella fetta di voto “giovanile”, inopinati risultati in zone d’Italia francamente “difficili”, fa ben sperare. Di più: CI FA ESSERE SPERANZA! Come?
Noi lo ripetiamo da mesi…nonostante le spallucce, le risatine, a volte gli insulti e accuse di correntismo (per scalare cosa…non è dato saperlo e per raggiungere quale “tessssssoro” ancor meno…): questo bisogno di radicalità, le continue attestazioni da parte del VERO e del REALE che Marco Pannella avesse visto giusto sono sotto gli occhi di tutti (conflitti mondiali, diritto alla conoscenza, Israele, Campi Flegrei…) è presente, è vivo, ribolle nel sangue. Ma come realizzarlo e soprattutto dove? La proposta di Bellezza Radicale (e di chiunque si professi RADICALE) non può che essere il PARTITO RADICALE. Sì, noi di Bellezza Radicale non siamo matti…sappiamo benissimo dell’ “invito” rivolto dal segretario Maurizio Turco a sostenere F.I. e Tajani (e il PPE!) alle ultime europee…lo sappiamo e lo critichiamo duramente. Un invito lanciato durante un’assemblea on line a cui ha avuto l’onore di partecipare una ristretta cerchia di pochissimi eletti e nessuno di questi a porre un dubbio, una domanda, una perplessità: ma cosa c’entra il PR col PPE?! Anche solo questo…
Un invito dettato da argomentazioni, a nostro modo di vedere, deboli (è tutto visionabile su Radio Radicale) se non una sedicente lotta di F.I. sui temi della giustizia giusta (oltre la firma di Berlusconi ai referendum illo tempore, ricordate altro?!), una normalissima posizione – ma ben lungi dall’essere isolata – dell’attuale Ministro degli Esteri in favore di Israele (e vorremmo anche vedere!) e uno scambio di cortesie fra Turco e Tajani (che hanno partecipato uno al congresso dell’altro e il nostro segretario all’ultimo congresso del PR ha pure criticato (e bene ha fatto!) l’intervento del ministro). Invito oltremodo poi pubblicato sui social ufficiali del Partito Radicale, come se fosse stata una scelta condivisa e collegiale e quindi LA posizione del PR!
Robetta, insomma…quisquilie, pinzillacchere…
Bellezza Radicale da mesi chiede (e continuerà a farlo, indefessamente) l’iscrizione al PR: un’iscrizione MAI contro chicchessia, ma sempre PRO, sempre per far crescere e vivere il Partito, soprattutto nei suoi organi collegiali e apicali. Al di là di tessere, ostracismi, personalismi…detto in tutta franchezza: noi di Bellezza Radicale non ne facciamo una questione tra Turco e Bonino o Sergio d’Elia o Cappato. I nomi passano, le istituzioni restano. Passeranno tutti, ma il PR deve rimanere sì, ma vivo, battagliero e polemico anche e soprattutto internamente. Come nella nostra miglior tradizione.
Di Claudio Marengo